Tor de' Schiavi - Thomas Dessoulavy
Piccolo dipinto ad olio su tela, probabilmente un bozzetto, raffigurante uno scorcio della campagna romana, tanto cara ai numerosi pittori stranieri attivi a Roma nel XIX secolo. Nello specifico i ruderi al centro del nostro dipinto sono riconducibili all’odierna zona di Villa Gordiani sulla via Prenestina con i resti della Tor de’ Schiavi. In primo piano un gruppo di viandanti a cavallo con cani.
Firmato in basso a destra T. Dessoulavy Rome 1835.
Dimensioni della tela cm 15,5 x 24 – con cornice 22 x 30
Sul retro reca una etichetta: ” T. Dessoulavy A sketch in the campagna For a picture painted for Mr. Baring”. In basso a destra sul retro scritto a penna sul telaio in francese Tour des Esclaves.
Thomas Dessoulavy (Londra, 1801 – Roma, 28 ottobre 1869). Britannico di nascita, ma romano d’azione, per i tantissimi anni trascorsi nella capitale dello Stato Pontificio, ben 53, come testimonia anche l’epitaffio sulla lapide della sua tomba nel Cimitero acattolico di Roma a Testaccio, presso la Piramide Cestia (dove riposa, tra l’altro, insieme all’altro pittore contemporaneo Carl Philipp Fohr): Beneath these flowers are the remains of Thomas Dessoulavy an English Landscape Painter who during 53 years painted the classic scenes of Rome with truth and beauty and never ceased to be an Englishman he was 68 years of age and died on the 28th October 1869. “Sotto questi fiori ci sono i resti di Thomas Dessoulavy, un pittore paesaggista inglese, che in 53 anni dipinse scene classiche di Roma con la verità e la bellezza, e non cessò mai di essere un inglese; aveva 68 anni di età e morì il 28 ottobre 1869”. Dessoulavy si trasferì appunto giovanissimo a Roma e nel censimento del 1819 viene registrato come studente residente nella casa del celebre acquerellista svizzero Franz Kaisermann (1765-1833), al quarto piano di piazza di Spagna 31. La notorietà del suo mentore, giovò molto a Dessoulavy, ma era in possesso di indubbie qualità artistiche, se già nel 1824 lo scultore svizzero Heinrich Keller lo cita nel suo prezioso Elenco tra i “pittori paesisti”; a quell’epoca aveva uno studio al numero 9 di San Giuseppe a Capo le Case. Dalla datazione di alcune opere pervenutaci, si può desumere che nel 1828/1829 egli soggiornasse a Napoli e dintorni. A quell’epoca Dessoulavy era artista noto e affermato della colonia artistica britannica a Roma: lo provano i repertori tradizionali e tra l’altro una lettera inviata in data 21 gennaio 1838 dal pittore Samuel Palmer all’amico John Linnen. Dessoulavy parlava correttamente l’italiano ed era sovente richiesto quale cicerone per i visitatori britannici. Nel 1839 prese parte per la prima volta all’annuale esposizione della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma; ed in quell’anno tenne uno studio in via dell’Orto di Napoli 7. Nel 1846 inviò alla Royal Academy di Londra una Veduta del Palazzo dei Cesari, mentre l’anno successivo espose un non specificato Paesaggio nella stessa sede. Particolare interesse suscita il commento sull’arte di Dessoulavy contenuto nella prima edizione del 1843 del celebre Murray’s Handbook dedicato all’Italia centrale: “Dessoulavy è uno dei rari esempi di paesaggista storico; i suoi grandi meriti sono ben noti agli amatori di questa superiore categoria artistica”. In un altro passo della celebre guida, nell’illustrare il contenuto della raccolta di Bertel Thorvaldsen, i curatori ricordano come “nel corso della nostra ultima visita a Thorvaldsen lo abbiamo sentito dire che egli non considerava completa la propria raccolta finché non avesse posseduto un paesaggio uscito dalla mano di Dessoulavy”. Del 1848 è l’ultima presenza di Dessoulavy alle mostre annuali della Royal Academy, con il dipinto Porta San Giovanni a Roma. Fece ritorno a Londra per brevi periodi nel 1849, 1852 e 1854: è probabile che in tali occasioni risalgano le due presenze alle mostre del British Institute. Nel 1856 Dessoulavy figura per la prima volta nell’elenco dei soci degli Amatori e Cultori. Morì nel 1869.
Villa Gordiani è un parco archeologico di Roma, situato presso il III miglio della via Prenestina, che contiene i resti di una vasta villa patrizia, tradizionalmente identificata con quella della famiglia imperiale dei Gordiani, che diede tre imperatori romani del III secolo, Gordiano I, Gordiano II e Gordiano III. Il nome Villa Gordiani viene dato attualmente anche al quartiere limitrofo. Il complesso è citato dalle fonti antiche; secondo la Historia Augusta (Gordiani, xxxii.1-3), aveva un portico di duecento colonne, con cinquanta colonne di marmo della Caria, cinquanta di porfido rosso, cinquanta frigio e cinquanta numida. Oltre alle altre strutture, come le basiliche, le fonti antiche ricordano le terme come tra le più belle di Roma e senza eguali nell’impero. All’interno del complesso venne costruita, a metà del XIII secolo, Tor de’ Schiavi, che poggia su strutture antiche. Nel 1422, la zona divenne possedimento dei Colonna. Il parco che fu istituito col piano regolatore del 1931 e fu riqualificato negli anni 1960, è propriamente detto Parco archeologico di Villa Gordiani, e si divide in due settori, separati dalla via Prenestina: sia Tor de’ Schiavi sia il Mausoleo dei Gordiani sono sul lato sinistro della strada consolare. La zona viene tradizionalmente identificata con una proprietà della famiglia dei Gordiani, e dunque le strutture, e in particolare la villa patrizia, vengono identificate con possedimenti del III secolo di questa famiglia. Nella Historia Augusta (Gordiani, 20.32) viene riferito che in questo complesso erano edificate tre basiliche centenariae, lunghe, cioè, 100 piedi. La villa patrizia, tuttora interrata nella quasi totale interezza per motivi di preservazione, sembra essere il nucleo più antico del parco archeologico, addirittura precedente all’insediamento della famiglia imperiale dei Gordiani. Non è stato possibile, tuttavia, datarla con precisione in parte perché la costruzione fu soggetta a più rifacimenti ed ampliamenti nel corso del tempo ed in parte perché uno studio sistematico ed approfondito della villa non è stato mai interamente condotto. Di epoca successiva alla villa, databili tra il II ed il IV secolo, sono il colombario, le cisterne e il vestibolo. L’ingresso monumentale alla villa, che dà su via Prenestina, è un’aula ottagonale, probabilmente risalente al periodo di Diocleziano-Costantino I (fine III secolo-inizi IV secolo), quando vi furono dei lavori per l’aggiunta di parti monumentali. La cisterna, del II secolo, è a due piani, con due serbatoi con soffitto a volta. Sul lato destro di via Prenestina, all’angolo con via Olevano Romano, si trova un colombario databile fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., scoperto nel 1958.[3]
Tor de’ Schiavi. I resti della Tor de’ Schiavi. Tra i resti del complesso, si ergono i resti dell’Aula Ottagonale, un edificio romano del III secolo, probabilmente un ninfeo, a base ottagonale e con aperture rotonde per l’illuminazione interna. La cupola, rotonda e a sesto piano, era riempita con anfore per alleggerirne il peso. Nel XIII secolo vi fu innalzata una torre, sostenuta da un grosso pilastro cilindrico e sul quale erano appoggiate le scale che portavano a vari piani. La torre venne adibita a torre di avvistamento e nel 1347 le truppe dei Colonna, provenienti da Palestrina alla volta di Roma per combattere contro Cola di Rienzo, si accamparono in questa zona. Nel 1422 i Colonna la acquistarono. Nel 1571 la torre divenne proprietà della famiglia di Vincenzo Rossi dello Schiavo e da questi prese il nome di “Tor de’ Schiavi”.