Madonna con bambino e devoto
Rara pagina miniata a tempera su pergamena raffigurante “Madonna con bambino e devoto” inginocchiato davanti alla Madonna, sullo sfondo di un paesaggio con città fortificata, sopra il quale è rappresentato il Padre Eterno e la colomba dello Spirito Santo. In basso, in primo piano, due putti con leoni. Molto probabilmente tratta da un Libro delle Ore.
Manifattura francese del XV sec.- XVI sec. cornice in legno dorato e laccato a finto marmo.
Buono stato di conservazione, commisurato all’epoca cadute di colore.
LIBRI D’ORE (fr. livres d’heures; sp. horas; ingl. primers). – Si chiamarono così alcune raccolte di preghiere messe insieme ad uso dei fedeli e che, pur derivando dal breviario, comprendendo egualmente il calendario, l’ufficio della Vergine, i salmi penitenziali, le litanie e l’ufficio dei morti, non furono inclusi dalla Chiesa fra i veri libri di liturgia, come il messale e l’antifonario. Dapprima manoscritti e quasi sempre arricchiti di miniature, circolarono in gran numero specialmente in Francia; dopo l’invenzione della stampa originarono una fioritura di graziosi libri, prima in Italia (Officium Beatae Mariae Virginis), poi in Francia (livres d’heures) dove ebbero una voga enorme.
I primi libri d’ore erano formati dal salterio e da una specie di appendice, la quale a poco a poco si sviluppò fino a staccarsene; questa unione è constatata nei secoli XII e XIII, mentre dal secolo XIV troviamo i veri libri d’ore, esemplati per diocesi speciali, ma principalmente “à l’usage de Rome” o “à l’usage de Paris”. Mancando per i manoscritti titoli precisi (come nei libri a stampa) e spesso il calendario, furono ricercati e fissati mezzi per riconoscere rapidamente per quale diocesi essi fossero stati fatti.
Il grande favore di questi libri di preghiere fu originato evidentemente dalle miniature che li ornavano e dall’uso di regalarli ad amici e parenti. Quelli fatti per grandi personaggi oppure per principi regnanti sono spesso autentici capolavori: l’interesse artistico e il carattere religioso hanno servito a farli conservare meglio di ogni altro manoscritto, cosicché se ne conoscono a migliaia.
Qui ne vengono citati solo alcuni, fra i più celebri: Horae all’uso di Salisbury, miniato in Inghilterra nel 1280 circa (Londra, raccolta Chester Beatty); Horae, insieme col Messale ad uso dei padri francescani, del 1380, con 73 grandi miniature d’un artista lombardo (Parigi, Bibl. Nat., ms. lat. 757); Horae dette di Jean Pucelle, sicuramente miniate da questo artista nella seconda metà del sec. XIV (Parigi, raccolta del barone Maurice De Rothschild); Horae di Gian Galeazzo e Filippo Maria Visconti: prezioso manoscritto riccamente miniato da artisti lombardi nella prima metà del secolo XV (Firenze, raccolta della signora J. Finaly); Grandes Heures de Berry dei primi del sec. XV, con 131 grandi miniature, cominciato da Pol de Limbourg e dai suoi fratelli e terminato da Jean Colombe (Chantilly, bibl. del Museo Condé, ms. lat. 1284); Horae del duca di Berry, dette Heures de Turin, miniato da artisti della scuola dei Van Eyck (i fogli si trovano divisi fra la Biblioteca Nazionale di Torino, la biblioteca del principe Trivulzio a Milano e quella del barone Maurice De Rothschild a Parigi); Grandes Heures de Rohan della prima metà del secolo XV, con 65 miniature di un grande artista francese rimasto sconosciuto (Bibl. Nat. di Parigi, ms. lat. 9471); Horae per John Lancaster duca di Bedford fratello di Enrico V, capolavoro dell’arte della miniatura inglese, fatto intorno agli anni 1414-1435 (British Museum); Horae di Ètienne Chevalier, del 1455 circa, opera di Jean Fouquet (Museo Condé di Chantilly, mentre altri fogli isolati dello stesso codice si trovano al Museo del Louvre, alla Bibl. Nat. di Parigi e presso lord Bearsted); Horae di Giovanna II regina di Navarra (Parigi, raccolta del barone Edmond De Rothschild); Horae di Adelaide di Savoia duchessa di Borgogna, miniato nel nord della Francia, della prima metà del sec. XV (Chantilly, bibl. del Museo Condé, ms. lat. 1362); Horae per Bona Sforza duchessa di Milano, in-8° di 348 fogli, fatto intorno agli anni 1484-1494, con bellissime miniature forse opera di Antonio da Monza (British Museum, iddt. 34.294); Horae per Lorenzo il Magnifico, fatto a Firenze verso il 1490 e stupendamente miniato da Francesco Antonio del Chierico (Firenze, Bibl. Laurenziana, Ashb. 1874); Horae all’uso domenicano, per Federico d’Aragona, con 64 grandi miniature, della fine del sec. XV, attribuite a Jean Bourdichon (Parigi, Bibl. Nat., ms. lat. 10.532); Horae per Anna di Bretagna, dei primi del sec. XVI, considerato uno dei capolavori dell’epoca del Rinascimento francese, con 33 grandi miniature eseguite nello studio di Jean Bourdichon. (Parigi, Bibl. Nat., ms. lat. 9474); Horae per Alfonso I d’Este, miniato a Ferrara nei primissimi anni del Cinquecento (Parigi, in una raccolta privata).
Con l’invenzione della stampa i primi Officium B. M. V. apparvero in Italia; prima senza decorazione, poi con poche silografie e infine ornatissimi: il più antico sembra essere quello stampato a Venezia da N. Jenson verso il 1472, di 204 carte in-16°. Dello stesso tipografo un altro con la data 1473. Dopo Venezia viene Napoli, dove Mattia Moravo e Cristiano Preller ne stamparono parecchi (tutti straordinariamente rari) dal 1476 al 1498. Il primo in greco, in-16°, fu pubblicato da Aldo Manuzio a Venezia nel 1497 e a Venezia apparvero poi, dalla fine del secolo XV, quelli meglio decorati; bellissimi quello di Lucantonii Giunta del 1501 e quello milanese del 1503 di Leonardo Pachel. Dello stesso anno ne conosciamo uno stampato da Benedetto Dulcibelli a Cortemaggiore presso Piacenza. Ultimo, pieno di silografie originali, è l’Officium stampato a Venezia da Francesco Marcolini nell’anno 1545
Il primo apparso in Inghilterra fu stampato verso il 1478 da W. Caxton a Westminster. Per i Paesi Bassi, ne troviamo prima a Bruxelles e a Delft, del 1480, in lingua olandese; poi ad Anversa, da quello di Gerard Leeu del 1489 al primo di Cristoforo Plantin del 1565. Quelli in lingua spagnola (horas), salvo il primo (Valencia 21 febbraio 1494), furono tutti stampati a Parigi, a Lione o ad Anversa.
Ma in Francia, e specialmente a Parigi, i tipografi si adoperarono per imitare i libri d’ore ricorrendo ad artisti che dovevano per mezzo dell’incisione riprodurre più o meno fedelmente i disegni sparsi nei manoscritti. Il più antico di questi libri d’ore a stampa apparsi in Francia è giudicato quello pubblicato da Antoine Vérard il 7 luglio 1487.
Allo scopo di meglio imitare i manoscritti, questi prodotti tipografici furono ordinariamente tirati su pergamena, e spesso le silografie colorite a mano; così gli esemplari su carta sono assai più rari; essi sono poi specialmente ricercati dai bibliofili per la migliore tiratura delle incisioni.
Fra le raccolte speciali di questi libri d’ore a stampa sono particolarmente rimaste celebri quelle di Ambroise Firmin Didot (1790-1876) e del duca di Parma (morto nel 1883), purtroppo disperse. (V. tavv. XIII-XVI).