Ciondolo micromosaico gallo Barberi
Ciondolo in oro sbalzato con decorazioni vegetali in cui e’ montata una placchetta di micromosaico su cassina di pasta di vetro blu raffigurante un gallo in un paesaggio tratto da un quadro di Johann Wenceslaus Peter (1745-1829) oggi conservato ai Musei Vaticani.
Attribuibile al Cavalier Gioacchino Barberi (Roma 1783-1857) o al suo studio ( come paragoni si vedano i seguenti links: https://www.christies.com/en/lot/lot-6267980 e https://www.christies.com/en/lot/lot-5847066 ).
Epoca 1830 circa Roma ~ Dimensioni cm 5.7 x 6 ( il mosaico cm 3.5x4).
Stato di conservazione eccellente commisurato all’epoca e all’uso.
Gioacchino Barberi appartiene al novero dei grandi maestri del micromosaico. Imparentato con Michelangelo Barberi ne condivise l’epoca di attività ma le fonti non fanno alcun riferimento ad eventuali relazioni tra i due. Anzi, al contrario di Michelangelo che ebbe una vita movimentata, caratterizzata da lunghi soggiorni in Russia e in Francia e da importanti relazioni sociali, Gioacchino è ricordato come persona mite, religiosa, riservata.
I suoi esordi devono essere collocati agli inizi dell’Ottocento. Nel secondo decennio del secolo i principali scrittori di cose d’arte romane lo ricordano come un artista già affermato (Tambroni 1814, in Rudolph 1982, p.75; Guattani, IV, 1816-19, p.156).
Nel 1845 risulta titolare di uno studio in Piazza di Spagna n. 99 e di uno in via della Croce n. 1 (Manuale, 1845, cit, pp.72, 77). Sono gli anni della maturità e del suo valore si trova conferma nel Dizionario di Gaetano Moroni (XLII, 1847, p. 157).
Nella circostanza della morte, avvenuta il 27 gennaio 1857, il giornale romano L’Album gli dedica un’ampia pagina commemorativa. E’ questa la fonte che ne tramanda, ad oggi, la maggior parte delle notizie sulla vita di uomo e di artista.
Nell’articolo Gioacchino è definito valente nell’arte gentile del mosaico e presentato come uomo onesto, religioso, di costumi timorati, schivo d’encomi. Riguardo al suo ingegno artistico è messo in evidenza che egli fu il primo ad ideare i mosaici a fondo nero su cui le figurine erano poste a mò delle pitture di Ercolano e di quelle che Giulio Romano eseguì nei suoi freschi.
Si sottolinea anche che fu abile tanto nei lavori in minuto che in quelli di maggior lena e malagevolezza e che è impossibile descrivere tutte la sue opere poiché fu estremamente laborioso. Tuttavia se ne rcordano i mosaici che lo resero celebre in un elenco che comprende i seguenti soggetti:
-Aurora di Guido Reni,eseguito due volte.
- Crocifisso di S. Lorenzo in Lucina di Guido Reni, eseguito in due esemplari che furono acquistati rispettivamente da Gregorio XVI e dall’imperatore di Russia Nicola I
-copia della Battaglia di Alessandro per il Midleton
- Madonna della Seggiola di Raffaello
-Madonna del Sassoferrato
- paesaggi del “soavissimo Claudio” (Claude Lorrain), condotti con molta leggiadrìa e in più esemplari
-Una tavola raffigurante il Trionfo d’Amore che fu lodatissima, tutta di suainvenzione dimostrando così di non difettare di potenza immaginativa.
Il testo commemorativo si chiude con un riferimento ai figli dell’artista. Si apprende così che furono tre e tutti mosaicisti. Uno di essi di nome Luigi, è giudicato pari al padre per capacità e indicato come autore di due mosaici raffiguranti un S. Tommaso del Guercino e una Madonna di Foligno del Sanzio, entrambi acquistati dal pontefice Pio IX.
I soggetti elencati sono tra quelli più ricorrenti nella produzione musiva ottocentesca e se ne conoscono esemplari di diversi formati ma difficilmente riconducibili ad un determinato autore.
Al mosaico indicato con il titolo Battaglia di Alessandro dedica un articolo in occasione del completamento, datandone così l’esecuzione, il Diario di Roma (Notizie del giorno 7 dicembre 1843). L’opera è descritta come un Quadro in musaico eseguito dal Signor Gioacchino Barberi, per commissione del Visconte Midleton, ricopiandovi il celebre dipinto, pure in musaico, trovato negli scavi di Pompei, rappresentante, conforme credesi, una battaglia tra Dario e Alessandro il grande.
Il quadro è largo sopra a due palmi romani, ed alto più di un palmo; per cui le figure sono proporzionate a tali dimensioni.
Seguono parole di lode per l’abilità con cui l’artista ha reso il movimento delle figure e per la mirabile finitezza e diligenza di esecuzione. E di vero, la parte meccanica dell’arte apparisce in esso così perfetta, che, osservandolo anche da presso, si giudicherebbe piuttosto un dipinto ad olio o a fresco, che non un musaico. Gl’intendenti poi encomiano l’opera per la bontà del disegno nella riduzione delle figure, senza alterare l’eccellenza dell’originale; per l’ottimo modo con cui fu conservata l’espressione delle teste, quantunque in gran numero, e tutte tra loro differenti; per l’ingegno con cui venne conservata la nobiltà e spontaneità degli atteggiamenti; e, in fine, per l’amore grande col quale si vede trattato il colorito, armonioso nella tanta sua varietà e producente un ammirabile effetto, in grazia del ben’inteso contrasto dei chiari colle ombre gravi e colle mezze tinte.
Straordinario è giudicato anche il modo con il quale l’autore ha saputo supplire alle parti mancanti nell’originale dopo avere a lungo consultato le classiche opere de’ maestri dell’arte, sì antichi, sì moderni, e dopo replicati sperimenti.
Opere firmate di Gioacchino Barberi sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private. Di recente il mercato antiquario ne ha riportato in primo piano una di grande interesse iconografico. Si tratta del quadro rettangolare raffigurante un episodio della guerra russo-turca del 1829-1830, inserito su un piano di tavolo circolare. L’episodio illustrato, la firma dell’ autore e la data si leggono sul bordo inferiore del pannello musivo:Prise de Bounchoux pres de la Forteresse de Kartz....Gioacchino Barberi F. Roma 1833 (Asta 12 aprile 2011 Sothebys, An Important Italian Micromosaic Table by Gioacchino Barberi after Alexander Orlovski made for the Russian Court, circa 1830-1833, scheda di J. Hanisee Gabriel).