Cammeo donna laureata e velata

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Bel cammeo neoclassico di manifattura romana in agata raffigurante il profilo di una donna velata e laureata rivolto a sinistra, entro montatura originale a spilla e ciondolo della seconda metà del XIX secolo in princisbecco.

Dimensioni della sola gemma cm 3.2 x 2.3 con la montatura cm 5.1 x 4.1.

Stato di conservazione ottimo, piccola sbeccatura nel velo in basso a sinistra.

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Il cammeo o cameo è un gioiello realizzato attraverso l’incisione di una pietra stratificata (tipicamente l’onice) o di una conchiglia, in particolare la Cypraecassis rufa, la Cassis madascarensis e la Cassis cornuta in quanto queste conchiglie della famiglia della Cassis presentano la superficie costituita da due strati di colore distinti, il che permette di isolare nitidamente dal fondo la figura in rilievo. Il termine deriva dal vocabolo arabo gama’il (bocciolo di fiore), si è arrivati all’odierno cammeo attraverso l’antica denominazione francese camaheu. Nell’arte antica ionica ed etrusca si realizzarono pietre dure che vengono considerate anticipatrici del cammeo, il cui utilizzo si diffuse a partire dall’età ellenistica. Anticamente venne utilizzata la pietra sardonica, ben presto affiancata dall’agata e dall’onice. I primi cammei furono rintracciati nelle tombe di Crimea assieme alle monete di Lisimaco e risalirono al 281 a.C.. Alcuni dei più famosi cammei sono stati prodotti nel periodo imperiale romano, anche se lo stile e la tecnica è derivata dall’Ellenismo: la Tazza Farnese di età augustea, lavorata su un’onice a due strati, ricca di venature, presenta la raffigurazione di Medusa e della fertilità del Nilo; la Tazza dei Tolomei, risalente al periodo di Nerone è decorata con gli elementi necessari per la celebrazione del rito dionisiaco; la Gemma augustea di Dioscuride è decorata con scene esaltanti l’imperatore Augusto; il Cammeo di Francia dell’età tiberiana è una sardonica a cinque strati. In Persia e nella Mesopotamia l’arte del cammeo raggiunse un periodo florido dal III al VII secolo ben esemplificato da un capolavoro come Lotta tra un cavaliere romano e un sasanide.  Durante il Rinascimento italiano vari artisti, tra i quali il Grechetto si distinsero in questo settore e anche nei secoli seguenti la penisola mantenne la guida dell’arte del cammeo. Se la produzione principale nel XVII secolo si trasferì in Austria, ancora italiani furono gli artisti principali, quali Alessandro Masnago e Ferdinando Eusebio Miseron.
Dopo il XVIII secolo questa attività incominciò una sua parabola discendente e si commercializzò confondendosi con la produzione di ricordi turistici. Ancora oggi la lavorazione del cammeo si effettua artigianalmente. La prima fase della lavorazione consiste nella scelta della conchiglia adatta all’incisione. Successivamente si passa alla scoppatura, ovvero al taglio della parte più convessa della conchiglia, la “coppa”; poi si procede alla segnatura e alla sagomatura del pezzo tagliato: all’interno della coppa si tracciano i contorni dei cammei che si vogliomo ricavare e si eliminano, tagliandole, le parti superflue. Infine si passa all’aggarbatura, che consiste nel dare al pezzo la forma voluta (in genere ovale o tonda) utilizzando una mola speciale. A questo punto i pezzi ottenuti sono fissati su un fuso di legno con mastice caldo composto da pece greca, cera e scagliola. Dopo tale operazione si passa alla scrostatura cioè l’abrasione della parte più esterna della conchiglia in modo da lasciare in superficie lo strato chiaro da incidere. Il lavoro passa poi all’incisore, che disegna sulla superficie il soggetto da riprodurre. La lavorazione del cammeo ha conosciuto il suo massimo apice nel Rinascimento, oggi questi esemplari, alcuni dei quali realizzati ed impreziositi con materiali pregiati, sono presenti nelle collezioni medicee o conservati nei più importanti musei di tutto il mondo.

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